La Carta di Atene, uscita dall’omonima conferenza del 1931, costituisce uno snodo vitale per il concrescere, in Europa, di una politica condivisa sul restauro e, a ricaduta, sulla tutela tout court. Non a caso si può parlare di snodo, poiché si tratta di un documento il cui pregresso – nella teoria e nella prassi – è estremamente denso di sperimentazioni e il cui futuro sarà reso oscuro dalla tragedia della Seconda guerra mondiale.
Proprio per questo non è inutile riflettere su alcune ombre che caratterizzano il contributo italiano ai lavori, originate dall'adeguamento del bisogno di coesione morale e sociale sollecitato dalla Grande Guerra, alle insorgenti necessità identitarie del fascismo.